“Michelangelo Antonioni. L’alienista scettico” di Simona Busni, edito dalle Edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo, ha vinto il Premio Limina come miglior libro italiano di studi sul cinema. Giunto alla sua XVIII edizione, il Premio Limina è un riconoscimento alla ricerca accademica assegnato annualmente dalla Consulta universitaria del cinema agli autori dei migliori libri sul cinema e i media audiovisivi. La cerimonia di premiazione del 2020 si è svolta ieri, mercoledì 4 novembre, in diretta streaming. “Michelangelo Antonioni. L’alienista scettico” è il diciassettesimo volume della collana “Le Torri”, che raccoglie saggi critici dedicati ai grandi autori della storia del cinema.
Lo studio monografico ripercorre la vicenda artistica e intellettuale del grande autore ferrarese, esplorandone l’universo poetico attraverso la disanima dei singoli film. A partire dal nucleo su cui si concentrava il suo sguardo scettico e indagatore, fondato sul dubbio come principio esistenziale, Simona Busni affronta Antonioni in una chiave filosofica e percettiva, ponendo le basi per una riflessione sistematica fondata su alcuni, grandi temi della sua poetica: i misteri dell’universo femminile, la “malattia dei sentimenti” e l’incomunicabilità legata all’alienazione. Diviso in tre parti – Cronaca di una (auto)biografia impossibile, L’immagine e lo scetticismo e l’analisi di sequenze estratte da Deserto rosso, Blow Up e Professione: reporter -, il saggio restituisce i tratti distintivi di un autore che, come diceva il critico e filologo Lanfranco Cereti, aveva un sogno: “Che il sentimento diventi immagine e l’immagine sentimento”. “L’interesse suscitato dal libro è la conferma del fatto che uno studio su un autore monumentale come Michelangelo Antonioni trova ancora posto nella variegata mappa della ricerca contemporanea sul cinema e sui media”, afferma Simona Busni.