Una vera e propria battaglia giudiziaria tra ricorsi, incontri e telefonate. Alla fine, ed è la notizia di ieri mattina, prima Domenica di Avvento, il Consiglio di Stato ha dato al governo tre giorni di tempo per rivedere la soglia massima delle 30 persone autorizzate “per decreto” a partecipare alle celebrazioni religiose in luoghi di culto. I vescovi francesi avevano presentato al Consiglio di Stato un ricorso e la “decisione” del giudice è arrivata ieri mattina mentre nelle parrocchie cattoliche di tutto il Paese si stava celebrando l’inizio dell’Avvento. Il giudice ha definito “sproporzionato” il provvedimento governativo che limitava a 30 il numero di persone autorizzate a partecipare alle cerimonie religiose nei luoghi di culto, rilevando che “non vi era alcuna giustificazione per questo divieto assoluto e generale” dal momento poi che “nessun’altra attività autorizzata è soggetta a tale limitazione fissata indipendentemente dall’area dei locali in questione”. La “decisione” è stata accolta dalla Conferenza episcopale francese con sollievo ma senza “trionfalismi”, commenta al quotidiano “Le Figaro”, Vincent Neymon, portavoce dei vescovi. “Il diritto è stato stabilito e la ragione riconosciuta”, si legge in una nota della Cef e il portavoce spiega: “Siamo contenti che il giudice abbia riportato al buon senso la questione. Siamo anche molto contenti per i cattolici che possono così tornare a messa senza tensioni e senza essere costretti da questo limite di un terzo. Infine, siamo anche soddisfatti di vedere che il protocollo che fin dall’inizio, avevamo proposto, stabilendo cioè la presenza di un terzo dei fedeli sulla base della superficie di ogni chiesa, sia la regola giusta da seguire”. L’auspicio ora della Conferenza episcopale è quello di una “ripresa di un dialogo reale” con il governo. E in effetti, ieri sera una delegazione di vescovi francesi è stata ricevuta a Matignon dal primo ministro Castex per discutere sull’adozione di una “soglia realistica”. “Fiduciosi e prudenti”, si sono definiti i vescovi all’uscita dall’incontro. Parlando al quotidiano cattolico La Croix, il vescovo di Rouen, mons. Dominque Lebrun, ha spiegato: “Siamo fiduciosi” perché il dialogo è stato cordiale e la discussione si è prolungata per più di un’ora. “Prudenti” perché la Chiesa negli ultimi mesi, ha dovuto fare ricorso tre volte al Consiglio di Stato. A Parigi, l’arcivescovo Michel Aupetit ha espresso, in una nota diffusa ieri, soddisfazione per il riconoscimento da parte del Consiglio di Stato del “carattere manifestamente illegale della decisione che era stata presa dal governo”. Anche l’arcivescovo di Rennes, mons. Pierre d’Ornellas si è espresso, mettendo in guardia: “La libertà di culto non è una libertà come le altre”. “Ha una dimensione particolare che deve essere rispettata in ogni società”.
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