“L’America ha votato e l’elezione del cattolico Joe Biden è destinata a influenzare lo scacchiere politico mondiale. In gioco non c’erano solo due candidati e due partiti, ma due modelli opposti di sistema”. Lo scrive padre Francesco Occhetta nel numero di dicembre di Vita pastorale, anticipato al Sir. Nella sua nota politica, il gesuita osserva che “così il vento populista spira meno forte e la vittoria dei democratici, votati da 75 milioni di americani, più che essere un ‘ritorno al passato’, si presenta come un’alternativa reale alle politiche di Trump, votate da oltre 71 milioni di americani”. “Numeri, questi, che ci invitano a rimanere lucidi; è plausibile pensare che, in molti casi, il voto per Biden sia stato più un voto anti-Trump invece che una dichiarazione d’amore per il leader democratico”.
Considerando alcune conseguenze del voto americano, p. Occhetta riflette sulle ricadute sullo scenario politico italiano. “Mentre Salvini ha indossato la mascherina pro-Trump, la Meloni e Giorgetti vogliono ricostruire un dialogo con l’America di Biden. Oltre alla tattica il Paese attende una strategia più chiara: semplificare il quadro politico con riforme sociali e istituzionali chiare e riguadagnare fiducia nello scenario internazionale”. Altro tema, la “divisione profonda tra cattolici ‘conservatori’ (pro-life) e ‘progressisti’ (pro-rights)”, che “pone il problema di ‘cosa’ fare insieme, ‘perché’ farlo e ‘come’ farlo, davanti a tanta divisione interna alla Chiesa”. “Vale ancora la pena dividersi su singoli temi e non curare l’unità nel pluralismo? – chiede p. Occhetta –. Eppure la visione comune di società è inscritta nella dottrina sociale della Chiesa e nelle ultime encicliche sociali. Quali sono i veri motivi che dividono i cattolici in politica? Gli interessi? Oppure essere una comunità di credenti che costruisce insieme la città dell’uomo?”. Intanto, il gesuita ricorda che “la Conferenza episcopale americana ha garantito l’appoggio per ricostruire il tessuto sociale del Paese, una ‘spiritualità ambientale’ potrà rifondare un approccio olistico e inclusivo dell’esperienza dei cattolici nello spazio pubblico”.