Rivolte e violenze nelle carceri della provincia di Buenos Aires sono scoppiate nel fine settimana. All’origine degli incidenti, soprattutto, la richiesta da parte dei detenuti che possano riprendere le visite dei familiari, sospese per prevenire il contagio del Covid-19, che ha raggiunto il suo picco in Argentina proprio in queste settimane.
Il Segretariato nazionale per la Pastorale penitenziaria della Conferenza episcopale argentina ha rilasciato una dichiarazione invitando alla calma: “Questa modalità di protesta molto violenta non giova a nessuno: né ai molti feriti, né ai detenuti, né agli agenti penitenziari; e neppure alle famiglie immerse nell’angoscia e nell’incertezza più profonde”. La nota parla di “edifici vandalizzati: laboratori, cappelle, scuole, centri studenteschi; inoltre, condizioni di detenzione peggiori saranno la conseguenza immediata di tutto questo”.
Prosegue il Segretariato per la Pastorale penitenziaria: “Diciamo, ancora una volta, no alla violenza, da qualunque parte provenga. Nella ricerca di soluzioni, la via della violenza non dovrebbe mai essere scelta come alternativa possibile. Continuiamo a credere nel dialogo e nella risoluzione pacifica dei conflitti”. Conclude il messaggio: “Con la nostra vicinanza e preghiera accompagniamo i detenuti, gli agenti penitenziari, le loro famiglie, le autorità politiche che operano nel campo della giustizia”.