Suicidi tra infermiere, disturbo da stress post traumatico in medici e infermieri. Il Covid provoca anche questo. Di impatto della pandemia sugli operatori sanitari e di “cura dei curanti” si è parlato nella terza sessione del convegno annuale sulla salute mentale promosso dalla Cei, quest’anno in modalità virtuale. Benedetto Farina, psichiatra e psicoterapeuta (Università Europea di Roma), ha parlato di burn-out, “compassion fatigue” e “trauma vicario” indotti nei sanitari impegnati nella cura del Covid dall’esposizione al dolore di pazienti gravemente sofferenti. Un disagio che può provocare riduzione di empatia nei confronti dei pazienti, problemi relazionali, rabbia, difficoltà a separare la vita professionale dalla vita privata e perfino abuso di sostanze o alcol: insomma da non sottovalutare. Di qui alcune indicazioni per prevenirlo e curarlo. Anzitutto “sostenere il supporto sociale e promuovere la cooperazione tra il personale sanitario”. Importanti le co-terapie, ossia l’affiancamento di più curanti per un paziente; il counseling o le terapie di gruppo. Per la prevenzione, afferma Farina, è importante valutare i fattori di rischio tra il personale sanitario: “una storia infantile difficile, un’anamnesi personale e familiare psichiatrica positiva, lo studio delle modalità dello stile d’attaccamento”. Infine un appello alle istituzioni: “Occorre organizzare e mettere in campo un servizio specialistico di valutazione e terapia del burn-out, del trauma vicario e dei disturbi post traumatici”.