“Pensando ai giovani l’attenzione va soprattutto all’oratorio inteso come insieme di attività che interagiscono con il territorio, come azione pastorale della Chiesa che lo identifica come spazio di un tempo da strutturare in termini educativi”. Lo ha detto don Michele Falabretti, responsabile Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Intervenendo al convegno “Chiesa italiana e salute mentale 4. Pandemia Covid-19. Effetti sul benessere mentale e relazionale” promosso dalla Cei, Falabretti ha osservato che l’oratorio è chiamato ad “una revisione profonda dei propri compiti. Il lockdown ha mostrato come in famiglia funzionino gli affetti, la relazione”; importante quindi “essere vicino ai ragazzi reinventando sistemi educativi che li mettano in relazione”. Per don Gionatan De Marco, direttore Ufficio pastorale tempo libero, turismo e sport, occorre “attivare esperienze per stimolare i ragazzi a vivere lo stupore, la meraviglia” e rieducarli “all’armonia del tempo creando esperienze integrate”. Ma anche “alla bellezza che suscita domande e conduce a fare delle scelte”. “Più che le attività che proporremo sarà importante il ruolo delle persone che le metteranno in atto: competenti nell’accompagnare, nell’ascolto attento ed empatico per generare un vissuto nuovo. Oggi ce bisogno di giardinieri specializzati nella cura del bello”.