Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese (Cef), riunitosi ieri sera, ha deciso di depositare questa mattina un nuovo ricorso presso il Consiglio di Stato, nella convinzione di “avere il dovere di vigilare sulla libertà di culto nel nostro Paese”. “Nella sua dichiarazione di giovedì 26 novembre – si legge in una nota diffusa questa mattina dalla Cef – il primo ministro ha annunciato una soglia di 30 persone per le celebrazioni religiose a partire da domenica. Questo indicatore non è né comprensibile né accettabile allo stato attuale”. Inoltre – aggiungono i vescovi – “le tante reazioni ricevute dai fedeli, anche di altre religioni, ci spingono a chiedere che la legge sia rispettata”. La nota del Consiglio permanente fa sapere che domenica 29 novembre alle 18 è previsto un incontro con il primo ministro Jean Castex. Della Conferenza episcopale parteciperanno mons. Éric de Moulins-Beaufort, presidente dei vescovi francesi, mons. Dominique Blanchet e mons. Olivier Leborgne, vicepresidenti, nonché altri due vescovi e il segretario generale della Cef, padre Hugues de Woillemont. La speranza – si legge nella nota – è che “questo incontro sia davvero un momento di consultazione”. Nei giorni scorsi, i vescovi avevano proposto un protocollo sia al ministro dell’Interno sia al premier in base al quale si prevede uno spazio di 4 metri quadrati attorno a ciascun fedele e un’occupazione parziale della chiesa a un terzo della capacità abituale. Sulla questione, c’era stata anche una telefonata tra il presidente Macron e il presidente dei vescovi francesi, mons. de Moulins-Beaufort. Il colloquio è avvenuto immediatamente dopo l’annuncio di Macron su una serie di allentamenti delle misure restrittive decise dal governo che però non hanno coinvolto i culti religiosi. In attesa ora che la situazione evolva positivamente, i vescovi tengono a ricordare che “sono in vigore le regole fissate dal primo ministro” ma immediatamente aggiungono: “Siamo tutti consapevoli delle grandi difficoltà che queste decisioni di governo pongono i fedeli. Possa il ricorso al diritto aiutare a calmare gli animi”. La nota conclude: “È chiaro a tutti noi che la messa non può diventare un luogo di lotta e di rivendicazione, ma rimanere un luogo di pace e di comunione”.