La Conferenza episcopale cilena (Cech), all’inizio dell’Avvento e al termine della propria Assemblea plenaria virtuale, vissuta in distinti momenti nelle ultime due settimane (9-12 novembre e 23-24 novembre), si rivolge al Paese, che vive una “complessa situazione sanitaria, economica, sociale e politica” ed è impegnato in un “rilevante processo costituente improntato al grande desiderio di una società più giusta ed equa”.
I pastori sottolineano che persistono situazioni di violenza sostenuta, “con un impatto speciale su donne e minori, sui settori a basso reddito ostaggi del narcotraffico e sulla ferita permanente che sanguina nella regione dell’Araucanía. Lo stile denigratorio nel dibattito politico e la debolezza della leadership non fanno che aumentare la tensione nella vita sociale”.
Allo stesso tempo, i vescovi motivano una “necessaria messa in discussione etica dei nostri comportamenti e atteggiamenti come società. Invitiamo umilmente i responsabili della cosa pubblica ad affrontare le sfide che dobbiamo affrontare come Paese, pensando soprattutto ai più poveri e vulnerabili”.
E aggiungono: “Non possiamo lasciare che l’aggressività e l’intimidazione prevalgano come modo legittimo di convivere. Un’immensa maggioranza lotta ogni giorno per un futuro più dignitoso per le generazioni future e lo cerca con rispetto per gli altri nel presente. Quella grande maggioranza si è espressa in modo pacifico ed è andata alle urne per esprimere la propria voce. Non ci sono ragioni per ignorare quel grido. Siamo tutti chiamati a contribuire al cammino tracciato nella pace e nella trasparenza”.
I vescovi ricordano quanto già espresso, nei messaggi precedenti, sulla responsabilità di quanti sono chiamati a servire il bene comune nella politica e nelle sue diverse espressioni. Affermano che “questo richiede apertura a un dialogo sincero e franco. Anche nella Chiesa, come pastori, contribuiamo con la nostra disponibilità ad ascoltare ciò che il popolo di Dio vuole manifestarci”.
In particolare, “il processo costituente riguarda tutti noi, che sosteniamo che i valori e i principi del Vangelo, in particolare l’amore di Dio e del prossimo, la dignità inalienabile di ogni essere umano, la giustizia, la pace, il bene comune, debbano nella Carta fondamentale, così come nelle leggi e nelle scelte”.