“La violenza ha le chiavi di casa” e “noi medici siamo tra le figure che con più probabilità possono venire a contatto con queste situazioni: attraverso telefonate insistenti per dei malesseri vaghi, la richiesta di antidolorifici e psicofarmaci ripetuta, l’uso saltuario di alcol o di sostanze, gli accessi ripetuti al pronto soccorso, i tentati suicidi. Sono tutti campanelli d’allarme che, al di là della continua preoccupazione per il Covid 19, devono farci porre attenzione a problemi altri, ma non meno determinanti per la salute delle e dei nostri assistiti”. A parlare è Alessandra Cecchetto, coordinatrice Commissione pari opportunità dell’Ordine dei medici (Omceo) di Venezia, che aderisce, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, alla campagna internazionale #whiteribbon (fiocco bianco), lanciata nel 1991 in Canada da un movimento di uomini e ragazzi che si oppongono alla violenza di genere.
“Un bambino o una bambina vittima di maltrattamenti o che assiste alla violenza in famiglia – spiega la dottoressa – può presentare segnali di malessere e disagio psicologico che sono sì aspecifici, ma quando questi segnali si presentano in modo ricorrente, dobbiamo avere il sospetto che quel nostro piccolo paziente possa vivere l’esperienza della violenza in casa”. Quindi, antenne vigili e l’invito ai colleghi, in segno di s0lidarietà alle donne e di protesta contro ogni forma di violenza nei loro confronti, ad indossare sul camice un fiocco bianco da oggi al 10 dicembre. Spiegare a chi lo chiedesse il significato di questo piccolo segno, conclude Cecchetto, “può dare l’avvio a una relazione di aiuto importante e liberatoria”.