Fumata nera ieri al palazzo episcopale di Coira per l’elezione del vescovo. I “canonici della cattedrale”, riuniti in Capitolo, non hanno concordato un voto su uno dei nomi che compaiono sulla terna (lista di tre candidati) inviata dalla Santa Sede. Secondo la ricostruzione della mancata nomina che appare oggi sul sito di informazione in lingua francese della Conferenza episcopale svizzera cath.ch, “la lista era inaccettabile” per alcuni membri più “conservatori” del capitolo della cattedrale che avrebbero quindi ribaltato la situazione e impedito l’elezione del nuovo vescovo. I candidati proposti da Roma sarebbero stati troppo moderati. Nella terna – secondo quanto si legge sul sito cath.ch – comparivano i nomi del ticinese Mauro-Giuseppe Lepori, già abate di Hauterive (Fr) e attuale abate generale dell’Ordine di Cistercensi a Roma; di Grison Vigeli Monn, abate del monastero benedettino di Disentis (Gr); e di Joseph Bonnemain, residente a Zurigo, vicario episcopale responsabile dei rapporti con le corporazioni ecclesiastiche cantonali e membro dell’Opus Dei. La Terna è ora tornata a Papa Francesco che è quindi chiamato a presentarne una nuova. Il Papa potrebbe però anche avere l’ultima parola e visto che i 22 canonici attuali non sono riusciti ad eleggere il futuro vescovo di Coira, Roma potrebbe nominare direttamente il suo candidato preferito o riavviare il procedimento. La mancata nomina di ieri prolunga l’attesa per il nuovo vescovo di Coira. L’ultimo occupante della sede episcopale, mons. Vitus Huonder, si è ritirato canonicamente nel maggio 2019. Da un anno e mezzo la diocesi di Coira è guidata da un amministratore apostolico, nella persona del vescovo Peter Bürcher, vescovo emerito di Reykjavik (Islanda).
La procedura per l’elezione del vescovo di Coira – importante perché competente per vari cantoni, fra cui Zurigo – è unica nel suo genere: il Capitolo della cattedrale, composto da 24 canonici, ha il “privilegio” di scegliere il capo della diocesi a partire da una terna di nomi proposti dalla Santa Sede. Il Papa è poi chiamato a confermare il prescelto e quindi a nominare il nuovo vescovo. La prassi risale al 1448.