L’uragano Iota, dopo aver già devastato l’America Centrale, è arrivato nei giorni scorsi anche in Colombia, innescando una nuova emergenza alimentare e sanitaria. Più di 270.000 persone sono state colpite. “Il suolo non è in grado di trattenere tutta la quantità d’acqua caduta in pochi giorni, che ha così causato la tracimazione dei canali e l’allagamento di case, scuole e centri sanitari”, raccontano dalla Colombia i membri del team di emergenza di Azione contro la fame a Guajira, nel nord del Paese. Le popolazioni hanno immediato bisogno di sostegno umanitario: “Le case sono state distrutte, non hanno cibo né oggetti per l’igiene personale. Necessitano anche di stuoie, amache e zanzariere. Lo stato in cui versano le strade in questa regione rende difficile fornire cibo e carburante; molte comunità sono, ad oggi, isolate e impossibilitate a recarsi nei mercati per provvedere all’acquisto di beni di prima necessità”. Si tratta di popolazioni che erano già colpite dalle restrizioni stabilite durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Una squadra di Azione contro la fame ha avuto accesso a San Andrés e Providencia, due delle tre isole che fanno parte dell’omonimo arcipelago. “Qui il 100% della popolazione è stata colpita; danni sono stati rilevati al 98% delle infrastrutture – riferiscono -. Lo staff ha dato priorità alla identificazione dei bisogni, verificando le necessità della popolazione locale nei sei rifugi istituiti a San Andrés, punti di accoglienza per le vittime”. Gli operatori hanno poi consegnato kit di prevenzione e igiene nel campo Bautista Elsybar e nella Casa per anziani. Questa è la quarta crisi che nel 2020 ha investito il Paese, con oltre un milione di casi di Covid-19, la pressione esercitata dall’arrivo di un milione di immigrati venezuelani, la gestione difficoltosa del post-conflitto.