“A causa della cattiva programmazione di alcune regioni, non tutte le persone in condizioni di fragilità potranno, ancora una volta, avere la stessa opportunità di salute”, ma “non si può ledere il diritto di un anziano o di un giovane cronico con il diabete o che ha avuto un infarto, a ricevere gratuitamente un presidio di salute solo perché vive in un’area geografica piuttosto che in un’altra”. Lo sostiene in un’intervista al Sir Tommasa Maio, medico di famiglia e responsabile area vaccini della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), commentando le difficoltà e i ritardi della campagna di vaccinazione antinfluenzale in corso. Per la dottoressa, serve una cabina di regia unica, una programmazione tempestiva con il coinvolgimento dei medici di famiglia, un’equa distribuzione e razionalizzazione delle dosi. “Occorre soprattutto capacità di ragionare in termini di prevenzione vaccinale. Investire di più in vaccini significa avere meno costi legati a ricoveri, giorni di degenza e malattia; significa soprattutto salvaguardare il diritto alla salute di tutti”.
Non esiste ancora un dato ufficiale sui vaccini somministrati. “Noi medici di famiglia stiamo facendo un grande sforzo lavorando intensivamente per completare le somministrazioni della prima fornitura e poter quindi ricevere la successiva ma, mi creda, le misure di precauzione da adottare a causa del Covid tra bardature, appuntamenti distanziati, sanificazione, richiedono organizzazione e allungano i tempi”. C’è però una nota positiva: la campagna quest’anno non si chiuderà il 31 dicembre. “Abbiamo chiesto che rimanga aperta e stiamo facendo pressioni come singoli medici, nel mio caso sulle farmacie territoriali, in altri casi sui distretti, per avere il maggior numero possibile di dosi”, conclude Maio.