“Al di là del tesoro patrimoniale che rappresenta, la cattedrale di Notre-Dame è la manifestazione di ciò che gli uomini possono realizzare quando, spinti dal loro desiderio di raggiungere ciò che li trascende, uniscono le loro forze e la loro intelligenza per costruire un’opera comune. Il progetto che stiamo costruendo per Notre-Dame deve continuare questa storia e rendere intelligibile, per il nostro secolo, la fede che ha portato alla costruzione di questo capolavoro. Aperta a tutti, secondo la corretta interpretazione della parola cattolica, la cattedrale è stata per otto secoli e rimarrà fedele nella sua ragion d’essere: la celebrazione del mistero cristiano”. Con queste parole mons. Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, risponde in un comunicato, alle polemiche che spesso in Francia si levano attorno alla ricostruzione e al restauro di Notre-Dame, dopo che è stata distrutta da un incendio il 15 aprile 2019. Il comunicato è stato diffuso per rispondere alle anticipazioni pubblicate dal quotidiano Le Figaro nella sua edizione del 20 novembre sull’intenzione della diocesi di Parigi di includere delle vetrate più contemporanee a sostituzione di quelle più antiche. Notizie che hanno di nuovo suscitato polemiche, segnalando una possibile violazione della Carta di Venezia che sostiene la ricostruzione dei monumenti distrutti secondo “l’ultimo stato conosciuto”. La diocesi di Parigi precisa subito che “il progetto è ancora in fase di sviluppo” e nel comunicato fa sapere che, diversi mesi fa, l’arcivescovo Aupetit ha nominato un team multidisciplinare guidato da padre Gilles Drouin, direttore dell’Istituto superiore di liturgia all’Institut catholique de Paris, con il compito di avviare un lavoro di riflessione proprio sul futuro progetto di sviluppo della cattedrale. Il progetto deve rispondere a una doppia sfida: accogliere i 12 milioni di visitatori annuali e consentire una visita più qualitativa. In sostanza – spiega sul quotidiano cattolico “La Croix” padre Gilles Drouin – “si tratta di evitare la sindrome della cattedrale di San Marco a Venezia, dove i cattolici celebrano il culto in uno spazio residuale. A Notre-Dame, invece, si vuole celebrare tra i visitatori, con loro e per loro”. Nel comunicato diffuso oggi, la diocesi sottolinea: “La cattedrale, tutta cattolica, e quindi per definizione aperta a tutti, accoglie ogni anno milioni di visitatori. Il futuro assetto liturgico e culturale mira ad accompagnare tutti i visitatori, chiunque essi siano, praticanti o non credenti, in un cammino capace di avviare tutti al significato stesso di questa cattedrale: quello della celebrazione del Mistero cristiano”. Questo “obiettivo finale” implica necessariamente “un ripensamento dell’operazione complessiva, la messa in discussione delle esigenze, l’anticipazione dei cambiamenti nel comportamento e negli usi. Questo lavoro è ancora in corso – scrive la diocesi – e deve essere studiato in tutte le sue dimensioni, nella misura in cui sono possibili più approcci, per lo stesso progetto. Questo lavoro è attualmente, come dovrebbe essere, oggetto di discussioni con i vari attori che lavorano al restauro della cattedrale. Sarà presentato, quando sarà il momento, come parte di una comunicazione più ampia”.