Altissima tensione in Guatemala, dove sabato centinaia di manifestanti hanno appiccato il fuoco al Parlamento, nel corso della manifestazione nazionale convocata in seguito alla controversa approvazione della legge di Bilancio, che stanzia una cifra record di 13 milioni di dollari, aumentando il debito del Paese per la creazione di infrastrutture legate alle grandi imprese, senza dare risposte alla lotta contro la povertà e agli squilibri di un Paese a livelli altissimi di corruzione e diseguaglianza, in ginocchio per il Covid-19 e le recenti alluvioni provocate dalla tempesta tropicale Eta e, in parte, dalla tempesta Iota. Sabato in seguito alla manifestazione ci sono stati circa 20 arresti, mentre i feriti sono stati circa 50.
L’approvazione della legge di Bilancio è stata duramente criticata anche dall’episcopato. In un messaggio, diffuso prima dei fatti di sabato, la Conferenza episcopale guatemalteca (Ceg) scrive di aver “ricevuto con costernazione la notizia dell’approvazione del Bilancio avvenuta in maniera precipitosa e riteniamo irresponsabile da parte del Congresso della Repubblica”. La Ceg parla di modo “opaco e sicuramente torbido” di raggiungere la maggioranza qualificata dei voti e di un indebitamento del Paese che “sta arrivando a livelli francamente preoccupanti, i debiti di oggi diventano fame domani”. L’approvazione del provvedimento, secondo i vescovi, danneggia l’immagine del Parlamento e “non favorisce la governabilità del Paese, anzi compromette la pace sociale, così precaria in Guatemala”.
Dura presa di posizione anche dall’arcidiocesi di Città del Guatemala, attraverso una nota del proprio Ufficio per i diritti umani: “Questa settimana il Congresso della Repubblica ha approvato il bilancio per l’anno 2021, dove si osserva che il sostegno per l’eradicazione della malnutrizione infantile è stato omesso, tra le altre questioni, quando c’è il 48% di malnutrizione infantile, trasferendo circa 200 milioni di quetzal al bilancio del Congresso della Repubblica, aumentando il bilancio del ministero delle Comunicazioni, dopo che è stata segnalata la scomparsa di 135 milioni di quetzal”. Decurtato anche il budget del Difensore civico per i diritti umani. L’ufficio parla di “grave battuta d’arresto in termini di diritti umani”, soprattutto nel momento in cui la crisi alimentare si somma agli effetti della pandemia e delle recenti calamità.