“In questo 2020 è la pandemia da Covid-19 ad aver travolto le nostre vite. L’attuale situazione ci richiama all’essenziale: ritornare a Dio al fine di chiedere per noi, per i nostri cari e per ogni uomo, salvezza, salute e pace”. Lo ha detto il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, celebrando questa mattina nella città lagunare la solennità della Madonna della Salute. Nell’omelia il patriarca si è richiamato all’enciclica di Papa Francesco, “Fratelli Tutti”, dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale, per ribadire la necessità di “pensare e generare un mondo aperto. Il pensiero ha in sé una forza generativa e pensare è sempre anche generare, Dio voglia sempre per il bene e mai per il male. Un mondo nuovo e aperto non è il risultato del caso ma di un buon pensiero. E non è, certamente, un cammino facile e scontato, anche perché ostacolato da tanti, troppi, megafoni del pensiero unico dominante e del politicamente corretto”. Per la Chiesa, con la sua missione di offrire al mondo quella che è “la più grande carità, Gesù Cristo”, si tratta “di intercettare le culture che plasmano la nostra società, come pure gli stili di vita che si stanno imponendo a livello planetario in un mondo sempre più globalizzato” contrastando “quella curvatura individualistica e liberista che contrassegna buona parte della modernità occidentale”. “Pensare un mondo aperto” è per il patriarca Moraglia l’alternativa mettendo anche in conto “il rischio d’essere tacciati di ingenuità o fantasia” e la “tentazione di mondanizzarsi”. In questo senso, ha avvertito il presule, “non basta la denuncia dell’individualismo, del consumismo e del materialismo in opposizione allo sguardo di Cristo sul mondo, perché esiste una sorta di ‘anestesia’ che potrebbe impadronirsi anche di credenti che non pongono realmente la Parola di Dio al centro del loro modo di pensare ma si adagiano sul pensiero unico dominante”. Una mondanità spirituale che, ha concluso il patriarca citando Papa Francesco, “si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, che consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale”. Mondanità che, “se invadesse la Chiesa, sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale”. Al termine delle celebrazione e dopo la recita dell’Angelus, il Patriarca ha impartito la benedizione alla città, accompagnata dal suono a distesa delle campane di tutte le chiese della diocesi.