“Tra le ferite che ci infligge il virus che dilaga tra noi non c’è solo la perdita di tante persone a cui vogliamo bene, soprattutto dei nostri cari anziani ma anche la sofferenza di non poterli salutare nel modo che spetterebbe alla loro storia”: lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, celebrando nella parrocchia del Corpus Domini al Bandino i funerali di don Antonino Spanò, parroco di San Bartolomeo nella Badia a Ripoli. Aveva contratto il coronavirus, che ha acuito le sue patologie pregresse. Per il cardinale rappresenta “un segno di consolazione” il fatto che “le esequie di don Antonino avvengono nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della presentazione della Beata Vergine Maria. Oggi ricordiamo come l’esistenza di Maria fu orientata fin dalla fanciullezza alla donazione di sé al Signore, presentata dai suoi genitori, come vuole l’antica tradizione, al tempio di Gerusalemme, e oggi accompagniamo con la nostra preghiera don Antonino alle porte del tempio del cielo, perché si compia nella Chiesa celeste quel cammino di offerta della propria vita al Signore e alla Chiesa”. Ricordando l’esempio di Maria, l’arcivescovo di Firenze ha riletto “la testimonianza che don Antonino lascia come sua eredità per noi” ovvero “farsi presente al Signore e alla sua Chiesa, abitare nella fede nel Signore e nella comunione della Chiesa, per potersi lasciar abitare da Dio che trasforma l’esistenza del sacerdote e lo fa diventare servitore della sua verità e della sua misericordia. Oggi – ha concluso – siamo qui a rendere grazie al Signore di come abbiamo potuto sperimentare tutto questo nel servizio reso da don Antonino alla sua parrocchia, con una dedizione esemplare, senza mai indietreggiare davanti a ogni progetto pastorale”. La vita di Antonino “si illumina nel traguardo ultimo che la fede rivela all’esistenza umana. È il mistero della morte che si lascia illuminare dalla risurrezione di Cristo”.