“Grande delusione”: questa la reazione che l’arcivescovo di Armagh e primate irlandese Eamon Martin esprime in una nota oggi alla “notizia inaspettata” che le chiese in tutta l’Irlanda del Nord chiuderanno per due settimane a partire dal 27 novembre. Questa decisione “è contraria alle assicurazioni date ai gruppi religiosi in un incontro la scorsa settimana in cui siamo stati elogiati per la nostra attenzione alla sicurezza e alla salute pubblica”, contesta l’arcivescovo. “Le nostre comunità hanno costantemente cercato di sostenere il governo e le autorità sanitarie e lo faremo ancora, ma preferiremmo farlo in un contesto di collaborazione e dialogo maturi”. L’arcivescovo chiede “urgentemente” l’assicurazione “che il divieto del culto pubblico sia per il più breve periodo possibile” e anche chiarimenti se le chiese potranno restare aperte per la preghiera individuale.
“Non riesco a capire come una persona possa ancora comprare alcolici in un negozio”, scrive ancora mons. Martin, “ma potrebbe non essere autorizzato ad andare a sedersi e pregare da solo in una chiesa”. E aggiunge: “Il diritto di farlo è particolarmente importante per i cattolici”. Tanto più che le restrizioni coincidono con l’inizio dell’Avvento: il governo consideri che per molte persone un “Natale significativo è qualcosa di più che fare shopping, mangiare e bere” e “la preparazione spirituale è essenziale”.