“Essere santi significa essere di Dio Padre e del Figlio suo Gesù, un legame di libertà e di amore, che ci sottrae alla schiavitù del mondo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri in cattedrale nella solennità di Ognissanti. “Il regno del male giunge a disprezzare la vita umana fino a uccidere – ha aggiunto il porporato –, contaminando i rapporti tra le religioni, come nel tragico eccidio di Nizza, per le cui vittime preghiamo. E, per stare vicino a noi, la manifestazione del proprio pensiero non può mai prendere la strada della violenza e del disprezzo della città”.
Nelle parole del cardinale, il riferimento all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”. E poi il pensiero a quella “solidarietà del bene, cioè la fraternità dei servi di Dio, che si scoprono fratelli perché figli di un unico Padre”. “Ma c’è anche una solidarietà del male, perché solo chi si fa servo del potere di questo mondo può trarre ingiusto profitto dai suoi traffici oscuri, in cui gli uomini stessi e la loro dignità diventano merce – ha osservato Betori –. È questa la prospettiva che ci invita ad assumere Papa Francesco nel denunciare l’inequità che domina questo mondo, sacrificando come scarti quanti vivono ai suoi margini”. La via indicata dall’arcivescovo per “opporsi al regno del male” è “la strada della santità, vivendo l’amore di Dio e del prossimo nella vita personale e sociale”. “È la strada delle Beatitudini. È una beatitudine quella del Vangelo che nel tempo presente viene colta solo con lo sguardo della fede, mentre si compirà nell’eternità; ma, dal momento che l’eternità è il nostro vero destino e il cammino nel tempo è un passaggio, quella beatitudine è ciò che davvero conta e sulla quale dobbiamo contare”.