“Gli anziani non sono mai stati così poco rispettati come in questi anni. Lo diceva nei mesi scorsi a Propaganda Live il grande Gigi Proietti, che ricordiamo oggi con affetto nel giorno della sua scomparsa, lo vediamo ogni giorno in una società che stenta a ritrovare il suo passo, rischiamo di farne amara prova nelle prossime difficili giornate segnate dalla ripresa della pandemia”: così il presidente nazionale di Anla, Edoardo Patriarca, riflette sulle possibili misure che la nostra società dovrà adottare per contrastare l’aumento dei contagiati e richiama come prioritaria la difesa della vita delle persone più avanti in età, più deboli nella lotta contro il virus ma non per questo “da accantonare”. “In questi giorni assistiamo a uno strano dibattito, voci incontrollate si levano da ogni parte suggerendo misure improbabili o ipotesi fantasiose accanto a voci serie, competenti e professionali che invece vanno ascoltate. In particolare abbiamo letto e sentito discriminazioni in materia di salute sulla base della speranza di vita, ipotesi di relegare in casa gli over 70″, ma “così non va. Un conto è dare indicazioni prudenziali sullo stile di vita da adottare in queste difficili giornate, un altro conto, inaccettabile, è effettuare discriminazioni e limitare la vita, spesso già difficile, degli anziani”. Patriarca, richiamando i valori condivisi della Costituzione italiana, afferma: “Gli anziani sono la nostra memoria, il centro dei nostri affetti, le nostre radici: dobbiamo lottare contro ogni possibile emarginazione. Sappiamo benissimo che l’età avanzata li rende più vulnerabili al virus e dobbiamo cercare, responsabilmente, gli strumenti e gli accorgimenti sanitari più idonei per proteggerci tutti insieme, ma respingiamo con forza l’idea di adottare una misura che sa di ‘confinamento’ dettata esclusivamente da logiche che nulla hanno a che vedere con il rispetto della persona”.
E conclude: “Come Anla diciamo con forza no allo scarto, all’emarginazione, no a soluzioni semplicistiche che fanno leva sull’emotività del momento che siamo chiamati a vivere. O tutti insieme combattiamo la diffusione del virus o tutti insieme ne usciremo sconfitti, se non sul piano sanitario certamente sul piano umano”.