In Italia la chiusura delle scuole e la conseguente adozione della Didattica a distanza (Dad) hanno avuto ricadute negative sia sui processi di insegnamento e apprendimento, sia sulla capacità di inclusione e, di conseguenza, sul livello di competenza degli studenti e sulla dispersione scolastica (il 12,3% dei minori non disponeva di un pc o tablet a casa prima della pandemia). Lo afferma il Rapporto Asvis 2020, come ricorda una nota stampa diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia che ricorre domani. Con il Decreto “Cura Italia”, si legge nel report, “il Governo ha stanziato 85 milioni di euro per piattaforme, strumenti digitali, connessioni di rete e formazione del personale scolastico, per permettere a tutti di usufruire della Dad”.
L’Italia, però, già dal 2014 registrava un peggioramento per l’Obiettivo Goal 4 (Istruzione di qualità) dell’Agenda 2030 causato dalla diminuzione della partecipazione culturale, delle competenze di base in lettura e da un più basso tasso di partecipazione alle attività educative dei bambini di cinque anni. Per questo, già a giugno, l’Asvis aveva contribuito a elaborare il documento “EducAzioni”, redatto insieme ad altre otto reti impegnate nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza, che proponeva una serie di azioni per contrastare la povertà educativa, tra cui l’attivazione di “Poli educativi 0-6 anni” nei territori più svantaggiati; la costruzione di patti educativi territoriali per coordinare l’offerta educativa curriculare con quella extracurriculare; la definizione di un piano strategico nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza.
Nel nostro Paese solo il 12,5% dei bambini di età 0-2 anni ha accesso a un asilo pubblico comunale, con gravissimi squilibri territoriali (24,8% in Emilia-Romagna e 2,1% in Calabria). Complessivamente, solo il 24,7% dei bambini nella fascia 0-2 anni ha accesso a un servizio pubblico o privato (Istat), ma i divari territoriali sono evidenti anche nella dispersione scolastica che coinvolge bambine e bambini, che sfiora il 20% in alcune regioni del Sud contro una media europea del 10,6%.