Elezioni Usa: p. Sale, “con Biden più cambiamenti in politica interna che estera”

Quali sono le sfide di politica interna ed estera che attendono il presidente eletto Usa, Joe Biden? A questo interrogativo offre risposta p. Giovanni Sale, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, dalle colonne del quaderno n.4090 in uscita sabato e anticipato al Sir. “La presidenza Biden cambierà diverse cose della politica statunitense, sia dal punto di vista della politica estera, sia, soprattutto, di quella interna. È ciò che Biden ha promesso durante la campagna elettorale e che attuerà, per quanto gli sarà consentito, già dai primi mitici ‘100 giorni’ di governo”, osserva p. Sale.
Nell’analizzare lo scenario internazionale, il gesuita osserva che Trump, sospinto dal nazionalismo di America first, in quattro anni ha capovolto l’internazionalismo interventista delle precedenti amministrazioni, che, seppure in modo con­troverso, avevano consolidato la leadership statunitense in ogni parte del mondo. “Su alcune questioni o temi Biden potrà intervenire e attivare nuove soluzioni; su altre però questo sarà più difficile”. In particolare, “sulle questioni internazionali più urgenti e complicate, come il Medio Oriente, Biden accetterà senza troppi problemi le soluzioni avviate da Trump, come la normalizzazione dei rapporti tra Israele e alcuni Paesi arabi”.
Ciò che è invece “destinato a mutare più profondamente con la nuova amministrazione”, assicura il gesuita, è la politica interna. “Il primo importante dossier che Biden dovrà affrontare sarà quello riguardante il Covid-19, che negli Usa registra cifre record (più di 9 milioni di contagiati e più di 230mila morti)”. Altri punti importanti del suo programma di governo saranno le misure contro la recessione, il clima e il razzismo. “Fin dall’inizio – conclude p. Sale –  Biden si è presentato come ‘il presidente della transizione’, capace di guidare gli Stati uniti in questa fase difficile e di costruire un ponte per il futuro. Una presidenza capace di unire un Paese politicamente diviso e incattivito da una campagna elettorale molto aspra e accesa e, allo stesso tempo, di ridare forza e vitalità alle istituzioni della più grande e antica democrazia esistente sul pianeta”.

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