“La pandemia da Covid-19 ci ha insegnato alcune cose che non andranno mai più dimenticate. La prima è che infenzioni da parte di alcuni patogeni, nel caso specifico un coronavirus mai conosciuto prima della fine dell’anno scorso, sono in grado di mettere in difficoltà e sovvertire sistemi sanitari ed economici di tanti Paesi, crendo tragedie come le vite perse e nuove povertà”. Lo ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, intervenendo stamani alla presentazione dell’Instrumentum laboris per la 49a Settimana sociale, che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021. “Tutti i sistemi sanitari del mondo, in misure diverse, si sono fatti trovare impreparati. Questo dovrà insegnarci per il futuro a elaborare delle strategie al meglio concertate a livello internazionale, per far sì che quanto è accaduto non abbia più a ripetersi”. L’ultimo insegnamento, indicato da Locatelli, è che “non investire in sanità significa non investire nel futuro di un Paese e delle prossime generazioni”.
Soffermandosi su chi si è trovato maggiormente in difficoltà nella gestione dell’emergenza sanitaria, Locatelli ha indicato “la medicina territoriale”, perché “per tanti anni su di essa non si è investito”. “Abbiamo una medicina territoriale che progressivamente purtroppo ha perso il suo ruolo cruciale e questo è un errore da non ripetere, perché la prossimità nell’assistenza, nelle cure e nel supporto socio sanitario è un concetto imprescindibile”. Dopo aver ricordato la fragilità e, in diversi casi, l’età avanzata degli operatori sanitari, il presidente del Css ha citato anche l’esempio delle terapie intensive, come “qualcosa di cui il Paese si è progressivamente depauperato senza avere la percezione che poi significava correre rischi concreti nel momento in cui determinate situazioni sanitarie emergenziali venissero a configurarsi”.