“Il progresso digitale va affrontato come uno strumento utile a rafforzare l’inclusività, la sostenibilità e il bene comune. L’economia digitale, se vuole promuovere l’effettivo progresso umano, deve mettere la tecnologia al servizio dell’umanità, contrastando le spinte verso la concentrazione del potere economico e la strumentalizzazione del lavoro umano”. È quanto si legge nell’Instrumentum laboris, presentato oggi, della 49a Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021 sul tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”. “La pandemia ha accelerato il processo di transizione verso un’economia digitale. Sia per la produttività lavorativa di chi nel periodo di distanziamento sociale (lockdown) ha lavorato in remoto, sia per l’attività scolastica degli studenti che hanno seguito le lezioni da casa, le possibilità di connessione a internet e gli strumenti a disposizione hanno fatto la differenza”.
Il testo ricorda che “gli ultimi mesi sono stati una gigantesca esercitazione collettiva, in cui ci siamo ritrovati più ricchi di tempo e potenzialmente capaci di conciliare vita di lavoro e familiare”. “La produttività del nostro operare aumenta senza la frizione dei tempi di spostamento e dell’impatto diretto sull’ambiente prodotto dagli spostamenti”.
Dall’instrumentum laboris, un monito: “Lo smart working rischia di ridurre la qualità delle relazioni umane, amplificare diseguaglianze se non è accompagnato da investimenti in materia di qualità delle postazioni di lavoro domestiche (connessione alla rete, qualità dei terminali, comfort dell’ambiente di lavoro domestico), di equa divisione del tempo, di cura nell’abitazione”. “I rapporti tra datore di lavoro e lavoratore vanno inoltre profondamente ridefiniti facendo attenzione ad evitare abusi e focalizzando maggiormente l’attenzione sul frutto del lavoro piuttosto che sulla rigidità di orario. Il ‘divario digitale’ rimane un tema da affrontare”.