Esperienze che “sostituiscono la solidarietà alla concorrenza, il recupero allo spreco, la mutualizzazione all’appropriazione individuale, la gestione collettiva al verticismo, l’obiettivo del benessere dei membri al guadagno, la ripartizione dei guadagni tra tutti all’accaparramento da parte di alcuni, la produzione di beni e servizi alla speculazione finanziaria, il reinvestimento all’accumulazione, l’attenzione ad aiutare i più deboli al loro sfruttamento. Sono forme di organizzazione economica e sociale che non trasformano le persone in concorrenti, ma ne fanno dei soggetti responsabili di se stessi e degli altri”. Sono quelle contenute nel documento “Ma io cosa posso fare per costruire l’Economia di Francesco?” diffuso oggi da Tavola della pace e Sala Stampa del Sacro Convento di San Francesco d’Assisi alla vigilia dell’incontro internazionale “The Economy of Francesco”. Il documento, redatto da Jean Fabre, membro della task force dell’Onu per l’Economia sociale e solidale, mette in luce esperienze concrete vissute nei cinque continenti. “Possiamo trarre ispirazione da queste sperimentazioni – si legge nell’introduzione del documento – e imparare dai loro lati positivi e negativi per concepire cosa può essere l’Economia di Francesco. Non ci sono limiti alla fraternità”.
“Questo documento – ha spiegato padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa – è frutto di un lavoro collettivo, che ha preso avvio il 21 febbraio scorso ad Assisi presso il Sacro Convento di San Francesco, con la partecipazione di lavoratori, studenti, ricercatori, sindaci e assessori, responsabili di governo, religiosi, economisti, dirigenti di istituzioni, organizzazioni e associazioni, imprenditori, banchieri e volontari”.
“Il nostro obiettivo è aiutare le persone, i gruppi di cittadini, le associazioni, gli imprenditori e gli Enti locali a capire cosa possono fare”, ha dichiarato il coordinatore del progetto, Flavio Lotti. “Il documento è un invito alla riflessione, alla creatività e alla collaborazione. Per rispondere ai problemi dell’economia resi ancora più gravi dal Covid-19, abbiamo bisogno di buone idee e di capire come metterle in pratica in modo che ciascuno possa realizzarle ovunque sia necessario”.