“Siano garantiti i nostri diritti, primo fra tutti il diritto alla salute e il diritto ad essere curati presso le nostre strutture regionali come avviene in ogni posto d’Italia così come sancito dalla Costituzione” e “ci sia trasparenza nella rapidità della risposta, nella immediatezza operativa, nella velocità delle transazioni, nella realizzazione delle risorse tecniche e umane”. È quanto chiedono i Capi scout dell’Agesci Calabria in un documento-appello sulla sanità regionale inviato alle Istituzioni. “Per amore di quella terra che viviamo e che cerchiamo di lasciare ‘migliore di come l’abbiamo trovata’, come il nostro fondatore ci ha insegnato” e “consapevoli del fatto che abbiamo tutti gli stessi diritti”, spiegano, “non siamo più disposti a tacere di fronte alle mancanze di una classe politica inadeguata e rivendichiamo il diritto ad una sanità efficiente”. Sotto accusa è la mancanza di ogni “minimo tentativo di riqualificare l’offerta sanitaria regionale”, con “strutture sempre più fatiscenti e con attrezzature obsolete”, “mobilità passiva”, “scarsi organici” e fuga dei “nostri migliori medici” in altre Regioni o Nazioni. “Riteniamo che non sia sufficiente la sostituzione di un commissario perché il nostro Governo possa illudersi di risolvere l’incancrenito dramma della sanità calabrese”, proseguono i Capi scout, secondo cui “la Calabria vede la propria sanità commissariata da più di 10 anni, ma nulla dello sperato miglioramento è avvenuto”. Oltre ad invitare “il presidente del Consiglio dei ministri a prendere a cuore il futuro e la speranza della nostra terra e delle giovani generazioni che la abitano”, nel documento viene espressa “piena solidarietà, piena vicinanza e gratitudine alle donne e agli uomini del settore ( e sono tanti!) che in questo frangente come sempre, d’altronde, hanno svolto e svolgono il loro lavoro ponendo al centro il bene integrale della persona umana, operando con coraggio, in situazioni e con mezzi a tutti noti”.