“Il piccolo Joseph, accolto nel cimitero di Lampedusa, rappresenta un vero e proprio inno contro i produttori di morte. La bara bianca deve indignare tutti e grida giustizia al cospetto di Dio”. Lo afferma Francesco Garofalo, presidente del Centro studi “Giorgio La Pira” di Cassano all’Jonio.
“Non è tollerabile che i mercenari e i trafficanti di essere umani – prosegue Garofalo – si siano impadroniti di quel Mediterraneo, che il siciliano La Pira definiva il grande ‘lago di Tiberiade’”.
Nella sua dichiarazione, Garofalo ribadisce che “le morti atroci, che si sono consumate, sono la dimostrazione del fallimento di ogni tipo di politiche per arginare e fronteggiare il drammatico fenomeno migratorio”. “E come se non bastasse – evidenzia il presidente del Centro La Pira -, si continua a uccidere la speranza di chi fugge dalla disperazione, inseguendo un sogno per una vita migliore. La civilissima Europa, che affonda le sue radici nella più nobile tradizione umanitaria, deve impedirlo, per evitare che si possa consumare definitivamente al largo delle nostre coste una tragedia immane, destinata a rimanere una ferita profonda nella storia”. Infine, un invito: “In ogni cimitero, fiori bianchi, perché tutto non venga assorbito dalla quotidianità e dal clamore mediatico”.