“Proprio in ciò sta la speranza: nella capacità di vedere, in mezzo al dramma, opportunità, potenzialità, chiamate, stimolati come siamo da sfide inedite ma anche rincuoranti per chi sa guardare lontano, oltre gli ostacoli”. Con queste parole, mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e vicepresidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue, spiega al Sir la scelta dei presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi dell’Unione europea di lanciare in questo periodo così difficile e oscuro della storia europea un messaggio di speranza e un appello alla solidarietà. La dichiarazione è frutto di un incontro che per la prima volta i vescovi presidenti hanno avuto il 30 settembre scorso sotto l’egida della Comece. “Sono più d’una le conseguenze che si prospettano in senso negativo”, osserva mons. Crociata. “Sul piano economico-sociale il rischio che incombe è quello di un impoverimento generalizzato, destinato a colpire più duramente le fasce più deboli e anche il ceto medio. Dal punto di vista psicologico e morale sembra crescere lo scoraggiamento, la demoralizzazione o perfino la paura, soprattutto per effetto del prolungamento della pandemia nella seconda ondata attualmente in corso, che può dare la sensazione di non riuscire a venir fuori da questo tunnel”. Alla luce delle sfide, “si può temere una deriva di frammentazione collettiva nella lotta egoistica degli uni contro gli altri a tutti i livelli. Si deve però aggiungere che per molti questa crisi è diventata e può diventare la molla per un ribaltamento positivo della situazione”. Ad un patto però: “La solidarietà – incalza il vescovo italiano – è ciò di cui oggi c’è soprattutto bisogno, tra i cittadini dei singoli Paesi e tra gli stessi Paesi, a tutti i livelli”. “Senza voler entrare nella dialettica politica con le sue dinamiche e motivazioni – prosegue il vice-presidente della Comece – non è rassicurante vedere messo in discussione in questo momento uno strumento economico di enorme portata che, a detta di tutti gli osservatori oltre che dei protagonisti della scena europea, è decisivo per consentire ai singoli Paesi e a tutti essi insieme di attraversare questa fase critica e di uscirne senza costi sociali devastanti. Naturalmente il confronto è necessario e deve rendere possibile una crescita dell’intesa culturale oltre che politica ed economica, ma la solidarietà deve rimanere l’obiettivo e il metodo del progetto dell’Unione, se non si vuole far naufragare l’impresa europea in un passaggio cruciale della sua storia”.