Nel quinquennio 2015-2019, a fronte di un’incidenza complessiva degli infortuni da violenza e aggressione pari al 3% dei casi accertati positivamente e in occasione di lavoro nella gestione Industria e servizi, nel settore della sanità questa quota si triplica raggiungendo il 9%, ovvero quasi un infortunio su 10. È quanto emerge dal nuovo numero di “Dati Inail”, mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto e dedicato a sanità e assistenza sociale.
Stando ai dati diffusi, il 41% dei casi è concentrato nell’assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, studi medici), il 31% nei servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza) e il 28% nell’assistenza sociale non residenziale.
“Dati Inail” si sofferma anche sui risultati dello studio sul profilo sanitario dei Paesi membri predisposto l’anno scorso dalla Commissione europea, da cui emerge che la quota di Prodotto interno lordo destinata alla spesa sanitaria in Italia nel 2017 era pari all’8,8%, rispetto alla media Ue del 9,8%. Nel nostro Paese i medici sono quattro ogni 1.000 abitanti, rispetto ai 3,6 della media europea, mentre per gli infermieri si registra la situazione opposta: 5,8 per 1.000 abitanti in Italia, 8,5 in Ue. I dipendenti a tempo indeterminato del nostro Servizio sanitario nazionale sono più di 648mila, pari al 20,1% del complesso degli oltre 3,2 milioni della Pubblica amministrazione. “Le professionalità – si legge – sono molto eterogenee: oltre infermieri (267,5mila) e medici (111,7mila), operano in questo settore assistenti sociosanitari (57,8mila), addetti alla riabilitazione (19,7mila), ausiliari (14,2mila) e altri. Più della metà (57,6%) del complesso dei dipendenti supera i 50 anni (63,9% degli uomini e 54,5% delle donne), per i medici l’età è ancora più elevata (la metà ha un’età superiore ai 55 anni)”.