“L’impatto del Covid-19 sull’istruzione ha confermato che lo scenario del sistema scolastico europeo è differente rispetto a quello italiano; la differenza si gioca soprattutto sull’integrazione e la collaborazione tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche paritarie, sulla mobilitazione dell’intera società nell’assicurare il servizio scolastico ai minori, sulla visione globale della ‘casa comune’ come bene di tutti, come bene da tutelare”. È quanto denuncia una nota sottoscritta da 70 associazioni, con primi firmatari l’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi) e la Conferenza italiana superiori maggiori (Cism), affinché nella legge di bilancio la parità scolastica diventi, concretamente, un nodo centrale per l’agenda delle emergenze.
L’Usmi e la Cism, così come tanto mondo associativo scolastico e no profit, “desiderano avviare processi generativi di collaborazione e di integrazione, da sempre sanciti dalla legislazione del nostro Paese, ma che nella realtà stentano a concretizzarsi perché permangono resistenze ideologiche e interessi di parte”.
In questi mesi è stato rilanciato il Patto educativo di comunità, per dare attuazione “a quei principi e valori costituzionali, per i quali tutte le componenti della Repubblica sono impegnate nell’assicurare la realizzazione dell’istruzione e dell’educazione, fortificando l’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti necessari, ma non unici”, ma “i riscontri nei territori sono stati pochi, proporzionali alla volontà politica che li ha accompagnati e sono mancati adeguati sostegni economici e organizzativi da parte delle istituzioni, ad ogni livello”.
In questa situazione, prosegue la nota, “si impone il dovere di intervenire per invertire la curva della deprivazione culturale. L’osservazione della realtà impone senso di responsabilità affinché la scuola non resti un privilegio che esclude le fasce più deboli e più povere. Le premesse odierne rendono quanto mai reale il pericolo di trasformare il diritto all’istruzione in un privilegio di classe. Anche dalle prime bozze della manovra di bilancio, infatti, non si intravvede quel cambio di passo che urge per considerare davvero prioritarie – proprio nell’attuale crisi economica, occupazionale e sociale – la questione educativa e l’effettiva pluralità dell’offerta scolastica”.