Martedì 24 novembre sarà presentato il Rapporto Svimez. Un capitolo è dedicato al “Southworking” ed è stato realizzato in collaborazione con l’associazione “South Working – Lavorare dal Sud”, fondata dalla giovane palermitana e south-worker Elena Militello. In base ai dati dell’associazione, “l’85,3% degli intervistati andrebbe o tornerebbe a vivere al Sud se fosse loro consentito e se fosse possibile mantenere il lavoro da remoto”. Si tratta, spiega Militello nel Rapporto Svimez, “di una realtà che già conta 7.300 persone iscritte alla pagina Facebook, con un pubblico di circa 30mila persone ogni mese”. Da questa ricerca, condotta su un campione di 2mila lavoratori, emerge che “circa l’80% ha tra i 25 e i 40 anni, possiede elevati titoli di studio, principalmente in Ingegneria, Economia e Giurisprudenza, e ha nel 63% dei casi un contratto di lavoro a tempo indeterminato”. Il progetto “South Working – Lavorare dal Sud” oltre alla collaborazione con la Svimez, grazie al sostegno e alla collaborazione della Fondazione con il Sud, entra nella fase operativa, con l’avvio della campagna di adesioni e della rete di sostegno ai lavoratori.
La ricerca Svimez analizza anche i vantaggi che le imprese e i lavoratori oggetto dell’indagine hanno riscontrato nella sperimentazione di esperienze di southworking e le politiche che sarebbero necessarie per la diffusione di tali esperienze.
La maggior parte delle aziende intervistate, in base all’indagine Datamining, ritiene che “i vantaggi principali del southworking siano la maggiore flessibilità negli orari di lavoro e la riduzione dei costi fissi delle sedi fisiche”. Ma, allo stesso tempo, crede che “gli svantaggi maggiori siano la perdita di controllo sul dipendente da parte dell’azienda; il necessario investimento da fare a carico dell’azienda; i problemi di sicurezza informatica”.
Di qui emerge “la necessità di adottare alcuni strumenti di policy per venire incontro alle richieste delle aziende: incentivi di tipo fiscale o contributivo per le imprese del Centro Nord che attivano southworking, riduzione dei contributi, credito di imposta una tantum per postazioni attivate, estendere la diminuzione dell’Irap al Sud a chi utilizza lavoratori in southworking in percentuale sulle postazioni attivate, creazione di aree di coworking, promossi dalle pubbliche amministrazioni, prossimi alle infrastrutture di trasporto quali stazioni e aeroporti, nei quali sia possibile la condivisione di spazi, per sviluppare relazioni, creatività e ridurre i costi fissi e ambientali”.