“L’arrivo di un’altra tormenta sarebbe davvero disastroso per l’Honduras, non oso neppure immaginarlo, la gente è molto spaventata”. Mons. Guido Charbonneau, vescovo di Choluteca e referente per la Caritas e la Pastorale sociale della Conferenza episcopale honduregna, esprime al Sir tutta la sua preoccupazione per l’arrivo di “Iota”, un’altra tempesta tropicale, formatasi nel mar dei Caraibi, che dovrebbe raggiungere le coste centroamericane e in particolare l’Honduras, nelle prossime ore, mentre gli effetti della tempesta Eta, abbattutasi poco più di una settimana fa, sono ancora ben visibili: “I più colpiti sono i dipartimenti del nord, e in particolare le diocesi di San Pedro Sula, Yoro, La Ceiba e Trujillo. Solo nel Cortés, il dipartimento di San Pedro Sula, ci sono attualmente 40mila persone ospitate negli alberghi e nei centri d’accoglienza”. Nel suo bollettino, Caritas Honduras ha diffuso dati drammatici: al 10 novembre, sono state contate nell’intero territorio nazionale 519.562 famiglie colpite, con un totale di 2.696.135 persone, 58 morti, 8 dispersi. Sono stati attivati 439 punti d’accoglienza per gli sfollati. Le comunità isolate sono 68, per un totale di 16.880 persone; 404 le abitazioni danneggiate e 52 distrutte, 21 i ponti distrutti e 32 danneggiati, 122 i danni alle infrastrutture stradali.
“E c’è un problema ulteriore − spiega mons. Charbonneau −. Le persone affollano i centri d’accoglienza e si rischia un ulteriore innalzamento dei contagi per il Covid-19”. Qualche segnale, in questo senso, già è stato riscontrato.