“In questo tempo in cui la pandemia da Covid-19 ha impoverito ancora di più molti uomini e molte donne, ha acuito le disuguaglianze sociali ed economiche dobbiamo lasciarci convertire dal grido dei poveri”. Lo ha affermato ieri, evocando il famoso quadro “L’urlo di Munch”, il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, nel corso della celebrazione eucaristica che ha presieduto in occasione della quarta Giornata mondiale dei poveri.
Nell’omelia, il presule ha sottolineato che “il credente è vigilante che vive come una sentinella. Dire oggi vigilanza è dire responsabilità. Ricordatevi degli ultimi. Gli ultimi ci salveranno la vita davanti a Gesù Risorto”. Commentando la pagina evangelica, mons. Savino ha ammonito: “Non sprechiamo la vita, siamo chiamati ad averne cura. L’uomo che vive è la gloria di Dio diceva Sant’Ireneo. I talenti sono la stessa vita che Dio accorda a ciascuno di noi, i talenti sono la nostra vita”. Per questo, “non commettiamo lo sbaglio del servo che aveva ricevuto un solo talento ed ha avuto paura. Un’idea sbagliata di Dio – ha proseguito – genera comportamenti mostruosi, noi abbiamo un’idea sbagliata di Dio. Il Dio che ci ha spiegato Gesù, il più grande esegeta, è il Dio delle tenerezza, della fiducia”. “Di questo tempo – ha aggiunto il vescovo –, mi preoccupa la paura” perché “può allontanarci di più. La distanza fisica non vuol dire allontanare l’altro”. “Il divario nella società, le disuguaglianza generate – ha osservato mons. Savino –, sono dovute ad un’economia sbagliata”. “Com’è difficile oggi pregare il Padre Nostro”, ha riconosciuto il vescovo: “Dov’è la fraternità? Questa è la grande sfida: vivere da fratelli e sorelle, così come ci ha indicato Papa Francesco con l’enciclica ‘Fratelli tutti’, orientando sempre più lo sguardo verso chi resta indietro ed è considerato scarto”.