Manifestazioni, preghiere, rosari, slogan. In venti città della Francia questo fine settimana centinaia di cattolici, in piedi, sotto la pioggia, si sono radunati davanti alle loro chiese per chiedere alle autorità politiche e civili del Paese la possibilità di celebrare pubblicamente la messa nelle chiese. Le celebrazioni pubbliche sono state infatti sospese martedì 3 novembre in seguito alle misure restrittive anti-Covid prese dal governo. I vescovi francesi hanno presentato un ricorso al provvedimento ma il Consiglio di Stato lo ha respinto. Da qui la decisione presa da gruppi di cattolici di scendere in piazza nel fine settimana. A tenere le fila delle manifestazioni, è una associazione nata con questo scopo e con il nome “Pour la Messe” che ha lanciato una petizione in cui si chiede direttamente la presidente della Repubblica Macron il ripristino delle messe in chiesa. “All’indomani dell’attacco di Nizza, signor Presidente, vogliamo pregare! In un momento in cui i cattolici di questo Paese sono presi di mira, vogliamo seppellire i nostri morti, battezzare i nostri figli, accompagnare i nostri malati, circondare i nostri sacerdoti. ‘Perché l’uomo non vive di solo pane’, vogliamo poter raccoglierci e pregare”. La petizione – che viaggia online – ha già raccolto oltre le 100mila firme. In risposta alle “proteste”, il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha convocato per oggi pomeriggio un incontro con i rappresentati dei culti per discutere insieme sui possibili sviluppi delle misure restrittive. E ai manifestanti lancia un messaggio via Twitter: “Comprendo il loro dolore”, annunciando quindi l’incontro con i rappresentanti religiosi per “vedere le possibili evoluzioni nella pratica del culto, compatibili con le condizioni igienico-sanitarie”.
https://twitter.com/GDarmanin/status/1328025112973545475
In realtà però su questa questione, la Chiesa cattolica in Francia non è unitaria. Si sono levate in questi giorni anche voci di cattolici che chiedono invece alle comunità di avere pazienza e diversi vescovi, a Strasburgo, Rennes, Nantes, Lione, Amiens si sono persino pubblicamente dissociati da queste manifestazioni davanti alle chiese delle loro diocesi. Tra questi il vescovo di Valence, mons. Pierre-Yves Michel, che sulla manifestazione di domenica scorsa davanti alla cattedrale, in un comunicato ha scritto: “Non approvo questo incontro. Penso che sia meglio essere nella logica del dialogo, della fraternità e del servizio piuttosto che dello scontro”. “Mi appello alla responsabilità per la salute e la sicurezza e alla pazienza”. Anche il vescovo di Rennes, mons. Pierre d’Ornellas ha preso posizione sulla protesta nella sua diocesi e in un comunicato, scrive: “Rispetto il diritto costituzionale di manifestare” ma poi chiede di tenere separate la manifestazione dalla preghiera. “Una manifestazione è di ordine politico e si rivolge allo Stato quando dei cittadini esigono una più grande giustizia. La preghiera di rivolge a Dio e fa crescere la carità nei cuori”. “È saggio – prosegue il vescovo – non mischiare manifestazione e preghiera perché altrimenti si rischia di generare confusione” e nuocere al dialogo in atto tra i rappresentanti dei culti con lo Stato. “Auguro vivamente che questo dialogo che avrà luogo lunedì 16 novembre, sia fecondo”.
https://twitter.com/DioceseRennes/status/1327562599395975169