I due vescovi delle isole canarie, José Mazuelos Pérez e Bernardo Álvarez Afonso, hanno scritto insieme un documento in vista della quarta Giornata mondiale dei poveri, invitando ad ascoltare “l’eco di Lampedusa nelle Isole Canarie” in relazione all’“l’arrivo di migliaia di immigrati” sulle isole spagnole. I vescovi offrono “alcune riflessioni per prendere coscienza della situazione di povertà e vulnerabilità che vivono queste persone e, soprattutto, per lavorare affinché nessuno si senta emarginato o disprezzato”. Nel loro scrivere, partono dal richiamo alla “croce di Lampedusa” e dalle parole di Papa Francesco e aggiungono: “ascoltare l’eco di Lampedusa significa respingere tutte le voci che seminano confusione” e “paura tra i cittadini”. “Non è un’invasione”: sui barconi arriva “una piccola parte, che non raggiunge il 10%, del totale della popolazione immigrata registrata residente in Spagna”, scrivono i vescovi sollecitando a dare “un resoconto reale e positivo della migrazione”, che “solitamente è messo a tacere”. Invece “chi viene dall’estero ci porta un immenso tesoro, ringiovanisce la nostra vecchia Europa, ci apre alla sfida della diversità”; sono “mani tenere di cui hanno bisogno i nostri figli, malati o anziani”, sono “giovani braccianti che stanno raccogliendo i frutti dai nostri campi”.
I vescovi hanno parole di gratitudine per chi ha salvato vite nel Mediterraneo, “autentici angeli custodi in mezzo ai nostri mari”, e auspicano “che questo lavoro umanitario continui sul nostro confine meridionale con il sostegno determinato dei diversi governi”. Riprendendo tante parole di Francesco nella “Fratelli tutti” i vescovi invitano anche a “creare una cultura dell’incontro, a superare la fobia straniera, a combattere le mafie e a promuovere lo sviluppo dei Paesi di origine”. Perché “quando le attuali ingiustizie cesseranno, la migrazione si modererà”. E poi una parola “ai governanti europei e al governo spagnolo”, perché non si creino più “ghetti sulle isole per eludere il problema della migrazione”.