“Una situazione desolante, anche se la gente sta dimostrando forza d’animo e continua a sorridere nonostante le grandi difficoltà”. Come si vede dalle foto che ha personalmente inviato al Sir, mons. Domingo Buezo, vescovo del vicariato apostolico di Izabal, nel nordest del Guatemala, da una settimana percorre ogni giorno numerosi chilometri, da un angolo all’altro della sua giurisdizione, e cerca di visitare e portare conforto alle comunità del suo territorio, colpite pesantemente dalla tempesta tropicale Eta e dall’alluvione che è seguita. Al mattino carica la macchina di viveri e generi di prima necessità e cerca di raggiungere tutti, anche quei luoghi finora sono rimasti isolati. Altre volte è necessaria la barca. “La zona del Mocagua, la parte bassa del corso dell’omonimo fiume, nei pressi della costa atlantica, è diventata in pratica un lago – dice il vescovo al Sir, a una settimana esatta dall’inizio dell’alluvione -. Solo ora il livello inizia ad abbassarsi. Il nostro dipartimento di Izabal è quello più colpito assieme a quello di Alta Verapaz, più a ovest. Le vittime ufficiali qui sono dieci, appartenenti a una famiglia travolta da una frana”. Un numero minore rispetto all’Alta Verapaz, dove sono decine i morti nel villaggio di Quejá. Continua il vescovo: “Qualcuno parla di oltre 10mila famiglie danneggiate dall’alluvione, ma è impossibile in questa situazione avanzare una stima. Intere fattorie e aziende sono sott’acqua, sono andate perdute mandrie di animali e l’intera seminagione. Tantissime persone hanno perso la loro casa o la ritrovano ora coperta da 20 o 70 centimetri di fango”.
Mons. Buezo non è naturalmente l’unico a portare aiuti, ma molti sono anche i disservizi, di fronte a uno Stato spesso assente e pervaso dalla corruzione. La “macchina” della solidarietà, almeno a livello ecclesiale, è immediatamente partita: “Stiamo cercando di comprare cibo con le offerte ricevute in questi giorni e poi di procurare coperti, generi di igiene personale. Molte persone stanno partecipando a questa gara di solidarietà, anche se mi preoccupa quello che succederà tra un paio di settimane, quando calerà l’attenzione di questi giorni. Abbiamo ancora bisogno di coperte, cuscini, stufe, dobbiamo pensare soprattutto ai bambini. Speriamo arrivino presto anche gli aiuti internazionali, anche se non c’è molta fiducia nel canale istituzionale. Intanto, attraverso la Caritas del Guatemala, siamo in contatto con Caritas Internationalis per dare vita a un progetto”.
Il vescovo è rimasto colpito dalla reazione della popolazione: “Ho visto molta forza d’animo, la gente sorride, lavora, guarda avanti. Io personalmente invito tutti i giorni coloro che incontro a non perder la fede e le speranza e a non sentirsi soli”.