Il caldo anomalo di novembre conferma un 2020 che si classifica fino ad ora come il quinto più bollente mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di quasi un grado (+0,91 gradi) più elevata della media storica. È quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi dieci mesi dell’anno. Un novembre anomalo, accompagnato da un’assenza quasi totale di pioggia con la conseguenza di un abbassamento dei livelli dei fiumi a partire dal Po, che al Ponte della Becca è sceso ad un livello idrometrico di -2,39 metri, come all’inizio di luglio in piena estate.
Gli effetti del clima sono visibili a tutti con la mancata caduta delle foglie ma si fanno sentire soprattutto in campagna per una preoccupante siccità invernale che fa temere per il mancato accumulo di scorte idriche necessarie per le coltivazioni. La mancanza di freddo mette a rischio le future fioriture di alcune varietà di piante da frutto mentre il caldo sta anche ritardando le operazioni colturali nelle aziende agricole come la vendemmia. E se nelle città sopravvivono ancora le zanzare, nelle campagne c’è preoccupazione per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture.
Per Coldiretti, la tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, in un decennio ha provocato costi per oltre 14 miliardi di euro, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.