“È un’ottima notizia, come tutte le notizie che riguardano i vaccini. Di questo non si conoscono ancora i particolari ma dal comunicato sembra efficace e sicuro. L’efficacia dichiarata del 90% è indubbiamente molto elevata. A questo importante annuncio seguiranno pubblicazioni scientifiche sulla scorta delle quali ragionare in maniera più compiuta; tuttavia, in questa emergenza è giusto che le buone notizie al grande pubblico precedano le pubblicazioni per gli addetti ai lavori”. Lo dice al Sir Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, commentando l’annuncio dato ieri pomeriggio dall’azienda americana Pfizer: il candidato vaccino anti Covid sviluppato insieme al partner tedesco Biontech, secondo i risultati della fase 3 di sperimentazione, è efficace al 90%. Il colosso farmaceutico prevede di poterne produrre entro fine anno 50 milioni di dosi nel mondo e fino a 1,3 miliardi nel 2021. Di qui la soddisfazione di Cauda per la notizia, diffusa questa mattina, secondo la quale se, come prevedibile, il vaccino avrà il via libera dell’Ema tra fine dicembre e prima metà gennaio 2021, in base ad un accordo tra i vertici Pfizer e il ministro della Salute Roberto Speranza, “a partire dalla seconda metà di gennaio l’Italia potrebbe avviare le vaccinazioni di 1,7 milioni di persone”.
Sempre di oggi la notizia della sospensione, da parte delle autorità sanitarie brasiliane, delle sperimentazioni del vaccino prodotto dalla cinese Sinovac Biotech a causa di un “grave incidente” su un volontario. “Uno stop momentaneo di fronte ad un evento particolarmente negativo, però non specificato, nella sperimentazione di un candidato che sembrava molto promettente”, commenta il professore. “Anche in questo caso bisognerà attendere notizie precise ma, come dimostrato lo scorso settembre con il vaccino Astrazeneca, le battute d’arresto fanno parte dell’iter di sperimentazione, in particolare in queste emergenza pandemica che ha fatto comprimere i tempi”.
La notizia invece, diffusa due settimane fa, di una buona risposta immunitaria indotta dal vaccino Astrazeneca anche in soggetti fragili e negli anziani, e ieri quella dell’elevata efficacia del preparato Pfizer “fanno ben sperare – prosegue Cauda -. Noi parliamo genericamente di un vaccino ma probabilmente ne avremo più di uno. Poter contare su diversi vaccini significherà che più strati della popolazione potranno giovarsene in tempi più rapidi. Precedenza a operatori sanitari, anziani e soggetti fragili, ma nessuno deve esserne escluso”. Per motivi etici ma anche di sanità pubblica: “Finché il virus circola c’è sempre il rischio – anche se con questo sembra molto basso – di potenziali mutazioni che in linea teorica potrebbero ridurre l’efficacia del vaccino. Un rischio da non escludere in maniera assoluta, anche se nella strutturazione dei vaccini sono state selezionate parti di virus altamente conservate che non dovrebbero andare incontro a mutazione”.