Migranti: Marmo (Caritas Ventimiglia), “dopo l’alluvione situazione ancora più difficile”. Ieri un altro migrante morto folgorato sul tetto di un treno

Ad una settimana dall’alluvione che ha investito la valle del fiume Roja, al confine tra Italia e Francia, la città di Ventimiglia è ancora sconvolta dal fango: nel centro città sono ancora centinaia le cantine, i garage e i locali interrati invasi dal fango a causa dell’esondazione del fiume avvenuta tra venerdì 2 e sabato 3 ottobre. “Tutta la vita della città è scombussolata e, come spesso accade, in queste circostanze sono i più fragili a pagare il prezzo più alto. Tra loro anche i tanti migranti che arrivano qui nel tentativo di passare il confine”, racconta al Sir Maurizio Marmo, presidente di Caritas Intemelia, organizzazione di volontariato che gestisce i servizi Caritas presenti in città. “Dal 31 luglio con la chiusura del campo Roja, gestito dalla Croce Rossa, è venuto a mancare un punto di riferimento per quanti arrivavano in città – racconta Marmo – e ora l’alluvione ha complicato ancora di più le cose. In molti erano soliti rifugiarsi in case abbandonate presenti nella valle e in rifugi di fortuna lungo il fiume, esponendosi anche al rischio delle piene. Fortunatamente il numero di migranti in zona lo scorso fine settimana non era quello di alcuni anni fa e questo ha evitato che la tragedia fosse ancora più grande. Ad oggi pare non vi siano state vittime tra le persone in transito, anche se non avendo numeri e dati certi è difficile dirlo con certezza”. Certa è, invece, la morte di un migrante rimasto folgorato ieri sera sul tetto di un treno diretto verso la Francia. L’ennesimo a morire negli ultimi anni lungo questa frontiera. “Durante il lockdown il numero delle persone in transito verso la Francia si ero praticamente azzerato, poi con la ripresa degli spostamenti tra regioni è tornato a salire”, continua il presidente di Caritas Intemelia.

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