7.481.141 download; 6.718 notifiche inviate; 378 utenti positivi. Sono i numeri della app Immuni, secondo l’ultimo aggiornamento (al 6 ottobre) del ministero della Salute. Eppure l’Università Cattolica avverte che quasi 4 italiani sui 10 (37%) dichiara di non averla ancora scaricata e di non avere alcuna intenzione di farlo. E’ quanto emerge da una indagine sull’impatto psicologico dell’emergenza Covid-19 in questa Fase 3, condotta dal Centro di ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, campus di Cremona, arrivata in concomitanza con la nuova campagna promossa dal Governo italiano a favore dell’utilizzo della app Immuni, deputata a tracciare i movimenti dei cittadini in questa fase della pandemia, in cui si sta assistendo a una progressiva crescita dei contagi.
Solo per un 2% si tratta di dimenticanza e solo il 7% lamenta problemi tecnici. A prevalere sembrerebbero essere preoccupazioni e pessimismo sulla sua utilità: il 63% tra i concittadini che non hanno ancora scaricato Immuni la ritiene inutile, e il 35% teme per la sua privacy. Invece, chi è più spaventato dell’epidemia da Covid-19 è anche più predisposto a utilizzare un sistema di contact tracing, ma a fare la differenza, sottolinea l’indagine, “sembrano essere anche i valori e la personalità dei rispondenti: chi ha scaricato Immuni, infatti, si descrive come più tollerante e altruista e dichiara per lui prioritario la realizzazione di principi di eguaglianza sociale e universalismo rispetto al resto degli intervistati”. “Collaborazione e fiducia dei cittadini verso il sistema sanitario sono due ingredienti fondamentali per giocare di anticipo sul nuovo Coronavirus e isolare potenziali focolai – dichiara la professoressa della Cattolica Guendalina Graffigna responsabile dello studio -: ecco perché scaricare e usare Immuni è così importante. Perché si tratta di uno strumento che può rendere i cittadini davvero protagonisti nella strategia di contenimento della pandemia”.