Un appello al Gruppo di Minsk dell’Osce e all’European External Action Service dell’Ue affinché “non cessino di compiere tutti gli sforzi possibili nella ricerca di una soluzione pacifica e duratura nel Nagorno-Karabakh”. È quanto contiene una lettera che il segretario generale della Conferenza delle Chiese europee, Jørgen Skov Sørensen, ha inviato ai co-presidenti delle due organizzazioni, esprimendo “grave preoccupazione per l’attuale escalation del conflitto tra Armenia e Azerbaigian”. “Esortiamo l’European External Action Service a offrire le capacità diplomatiche e di mediazione dell’Ue per una soluzione pacifica in linea con i principi del diritto internazionale per garantire una pace duratura al fine di prevenire una ricaduta del conflitto nella Regione del Caucaso”. La Conferenza delle Chiese europee ha sede a Bruxelles e rappresenta 114 Chiese di tutte le confessioni sparse nel continente. Sørensen ha dato la disponibilità delle Chiese a fornire una “collaborazione efficace”, affermando che “l’inclusione di leader religiosi nel processo di negoziazione da entrambe le parti possa aiutare il processo di riconciliazione tra i due Paesi”. La Cec chiede anche che l’Ue garantisca “un accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari per coloro che ne hanno bisogno” e invita le Chiese d’Europa ad unirsi in preghiera per la pace nel Caucaso, offrendo questo testo: “Nel mezzo dell’incertezza, della paura della malattia e della morte nel nostro mondo, le persone si affrontano con le armi. L’odio, la violenza e la morte distruggono la riconciliazione e la pacifica convivenza. Dio misericordioso, nella luce abbagliante dei proiettili che esplodono, ascoltiamo il grido di pace delle nostre sorelle e dei nostri fratelli. Nel rumore assordante delle armi, vediamo occhi pieni di lacrime e di dolore in attesa di giustizia”.