“La benzina scarseggia e ci sono chilometri di code ai distributori. C’è un forte senso di disperazione e molti aspettano solo che le frontiere riaprano per scappare. La gente è esausta. Ora che arriva l’inverno, già sappiamo che ci sarà emergenza di gasolio per il riscaldamento. La corrente va e viene. Anche le razioni di pane, distribuito direttamente dallo Stato in Siria, sono state ridotte”.
A raccontare le condizioni di vita dei siriani è padre Bahjat Karakach, guardiano del convento francescano di Bab Thouma a Damasco. “Con le sanzioni imposte, il Paese non riesce a ripartire economicamente: la lira siriana ha perso il suo valore e i prezzi sono altissimi. La gente non vede un orizzonte e ci troviamo a vivere una situazione di emergenza peggiore di quella che c’era durante i bombardamenti”, afferma il religioso, le cui parole sono riportate sul sito della Custodia. Inoltre, “la crisi libanese ha influito molto sulla Siria, perché molti siriani lavorano in Libano e così oggi c’è chi non riesce più ad aiutare le proprie famiglie. Anche tutti gli aiuti passavano attraverso il Libano, ma adesso il Libano è in ginocchio”.
I disagi della pandemia di Coronavirus hanno ulteriormente aggravato la situazione, anche se spesso è difficile rilevarlo dai dati ufficiali, per la scarsità di tamponi che si possono effettuare. “Ad agosto – dice padre Karakach – io e altri tre frati siamo stati colpiti dal Coronavirus, ma grazie a Dio siamo guariti. Due frati della comunità di Aleppo purtroppo sono morti”. I francescani della Custodia, grazie anche all’aiuto della Ong Pro Terra Sancta, stanno cercando di offrire supporto alla popolazione, con un centro di emergenza che opera da quattro anni e dona a circa 400 famiglie voucher per comprare alimenti. Vengono fornite anche medicine a circa 300 pazienti, oltre ad offrire aiuti per chi deve sottoporsi a interventi chirurgici. Piccole somme di denaro servono da sostegno agli studenti universitari, così come i contributi per il latte ai neonati e i corsi per la gestione della casa o per inserirsi nel mercato del lavoro. Fondamentali anche i corsi di sostegno psicologico per bambini e adolescenti e i corsi di musica per i più giovani. “Tutto sembra difficile ed è difficile mantenere la speranza – confessa padre Karakach -. Nell’ultimo incontro che ho avuto con i catechisti ho parlato chiaramente. Riporre la nostra speranza in un miglioramento della situazione sembra piuttosto utopico ora. Non possiamo fare altro che considerare la nostra presenza come una missione che bisogna vivere al prezzo di portare una pesante croce. La speranza non esclude la sofferenza, ma in qualche modo la integra. Bisogna, però, fare qualcosa di concreto per poter dire ai giovani di restare qui”. “Oggi c’è bisogno di tutto – rimarca il frate della Custodia – ma soprattutto è importante che si continui a parlare della Siria. Spesso la gente si dimentica della questione siriana oppure le notizie sono di parte. Vorrei che si riuscisse a parlare di più della comunità cristiana di Siria, che è la più antica al mondo. Inoltre, abbiamo bisogno di una comunità internazionale che lavori per la reintegrazione della Siria nel panorama mondiale. Come si può dare speranza se il Paese non può essere ricostruito? Ci potete aiutare con la preghiera, con il sostegno economico e con il sostegno morale”.