Una politica di allargamento “credibile è un investimento geostrategico nella pace, nella sicurezza e nella crescita economica di tutta l’Europa, a maggior ragione in un periodo di sfide e divisioni globali crescenti”. Lo sostiene la Commissione europea nel “pacchetto allargamento” presentato oggi che si concentra principalmente sui Balcani e il loro percorso verso una futura adesione all’Ue. Tale prospettiva “è nell’interesse politico, economico e della sicurezza dell’Unione europea”. La comunicazione della Commissione dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali”, approvata dagli Stati membri nel marzo 2020, ha definito proposte concrete “per dare novo slancio al processo di adesione, rendendolo più prevedibile, più credibile, più dinamico, e soggetto a una guida politica più forte”. I progressi riguardo allo Stato di diritto “continuano a rappresentare una sfida importante, spesso legata alla mancanza di volontà politica. La cultura giudiziaria continua a diffondersi lentamente in tutta la regione dei Balcani occidentali, senza un impegno adeguato a favore del principio dell’indipendenza del potere giudiziario”, sottolinea però la Commissione.
“Nel complesso, la lotta alla corruzione ha subito un rallentamento e i risultati ottenuti dalla maggior parte dei partner sono ben lungi dal soddisfare i requisiti per l’adesione; per quanto riguarda la libertà di espressione e il pluralismo dei media, poi, l’anno scorso si sono registrati i progressi meno significativi”. La Commissione valuta poi nello specifico riforme, e mancate riforme, per Montenegro, Serbia, Albania, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina e Kosovo. Infine sulla Turchia: essa “rimane un partner fondamentale dell’Unione europea. Ciononostante, il Paese ha continuato ad allontanarsi ulteriormente dall’Unione con gravi regressioni nei settori della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell’indipendenza del potere giudiziario”. I negoziati di adesione con la Turchia “sono giunti di fatto a un punto morto, senza che si possa prendere in considerazione l’apertura o la chiusura di nuovi capitoli” negoziali. Migrazioni, situazione di Cipro e frontiera greco-turca tra i principali nodi da sciogliere.