“Padre Marella si legò ai poveri e affrancò tanti ragazzi dalla schiavitù della povertà e della fame, sorelle della pandemia della guerra e che è inutile e impossibile distinguere tra loro”. Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, nell’omelia della messa di beatificazione di padre Olinto Marella, celebrata ieri in piazza Maggiore davanti a 1.500 persone. “Voleva che nessuno rimanesse nell’inferno dell’abbandono e della disperazione e ai tanti orfani non donava soltanto un tetto, ma una famiglia e un futuro. Sono nostri e la sua paternità ci invita ad adottare chi è senza protezione. A noi, che in questi tempi ci confrontiamo con la pandemia e con le tante sofferenze fisiche e psichiche che provoca, Padre Marella insegna a non abituarci mai al male e a cercare risposte concrete e per tutti”, l’esortazione di Zuppi, delegato pontificio per la cerimonia di beatificazione.
All’inizio della cerimonia, mons. Stefano Ottani, vicario generale per la sinodalità, ha ricordato “la particolare grazia della beatificazione di padre Marella, che a Bologna ha testimoniato la totale dedizione al Vangelo”. Il delegato pontificio ha quindi letto della lettera apostolica di beatificazione giunta dalla Santa Sede e firmata da Papa Francesco, nella quale si dà facoltà affinché padre Marella “sia d’ora in poi chiamato con il nome di Beato e che possa ogni anno essere celebrato il 6 di settembre”, giorno della sua morte. Il ringraziamento al Santo Padre, dopo lo svelamento dell’immagine del nuovo Beato, è stato letto da mons. Ottani. “La Chiesa che è in Bologna – ha affermato – unitamente ai tanti devoti del nuovo Beato, è grata e riconoscente a Papa Francesco e a Dio” per l’avvenuta beatificazione.