Parità di genere: indagine Ue, ancora forti differenze tra uomini e donne. Meglio in Paesi scandinavi e Francia, male Europa dell’est

La situazione migliora, ma di questo passo ci vorranno ancora 60 anni per raggiungere la parità di genere in Europa. A dirlo, l’edizione 2020 del “Gender equality index”, presentata alla conclusione della prima settimana sulla parità di genere che la Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo ha voluto istituire quest’anno (26-29 ottobre). Nella scala 1-100, l’indice medio sulla parità di genere dell’Ue è 67,9: più vicini al raggiungimento della parità sono Svezia (83,8), Danimarca (77,4), Francia (75,1). Hanno ancora tantissima strada da fare Grecia (52,2), Ungheria (53,0) e Romania (54,4). Il problema generale è che i cambiamenti avvengono lentamente. L’elemento trainante della trasformazione è “la parità di genere in ambito decisionale”: là dove ci sono tante donne quanti uomini al comando, i cambiamenti sui temi della parità avvengono a cascata e più rapidamente. Ma è proprio il potere l’ambito in cui la strada è ancora lunghissima (punteggio 53,5), anche se sono stati fatti passi da gigante rispetto a dieci anni fa (in media +10 punti). Certo, anticipa lo studio, la crisi sanitaria apre al “rischio che le fragili conquiste raggiunte negli ultimi dieci anni vengano ricacciate indietro”. A partire dal lavoro che nel 2018 aveva raggiunto il punteggio 72,2, ma in questi mesi del 2020 “l’occupazione femminile è crollata più che durante la recessione”.
Un ambito che avanza lentamente è quello del “denaro” che ha un punteggio di 80,6: è lenta ad essere appianata la differenza su stipendi e pensioni; è cresciuto invece il divario di genere rispetto alla povertà che colpisce particolarmente madri single e donne over65. Non sono avvenuti significativi passi avanti negli ultimi anni rispetto alla riduzione delle differenze nell’ambito dell’istruzione (che ha un punteggio generale di 63,6) e così pure permangono pesanti disuguaglianze tra uomini e donne nell’ambito del “tempo” (63,6), con disequilibri sia nel tempo dedicato alla cura (sulle spalle delle donne) sia nel tempo libero (a beneficio degli uomini). Rispetto alla digitalizzazione, ambito che l’edizione 2020 dell’Indice indaga in modo particolare, il divario si sente nella generazione over55 rispetto alla possibilità e la capacità di accedere a internet, mentre nelle generazioni giovani il divario è nel vasto ambito tecnologico-scientifico, ancora prevalentemente maschile. Una analisi interessante: nel lavoro organizzato attraverso le piattaforme on line si “riproducono le medesime disuguaglianze di genere”, a partire dagli stipendi.

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