“Il Papa stimola i politici a riconoscere che la fede nel ‘mercato non risolve tutto’; occorre rilanciare una politica popolare, riconoscere le false promesse del populismo, denunciare i limiti della visione del liberismo inteso come teoria economica e non come filosofia politica”. Lo scrive p. Francesco Occhetta, gesuita e scrittore, nel numero di novembre di Vita pastorale, anticipato al Sir, indicando una novità dell’enciclica Fratelli tutti, cioè il quinto capitolo, dedicato a “La migliore politica”. “Dal suo realismo Francesco non si limita a denunciare le cose che non vanno, ma indica cosa fare e da chi partire. Sono gli ultimi a cui la Chiesa vuole dare voce e restituire la dignità perduta”. P. Occhetta osserva anche che “Francesco invita i politici a saper leggere il contesto (locale e globale) e fare scelte concrete”. Tre le domande individuate: “Da che parte sto? Cosa sto facendo per costruire la fraternità politica? Credo davvero che occorra introdurre un nuovo paradigma di convivenza dopo il Covid-19?”. Tre domande dalle quali può nascere, secondo il gesuita, “il cantiere della fraternità e dell’amicizia sociale”.
La convinzione di base è che “prima delle strutture occorre cambiare la mentalità di chi le governa”. “Globalizzare la fraternità aiuta a liberare dalla schiavitù le vittime della globalizzazione economica e dell’informazione con i suoi processi mediatici”. P. Occhetta segnala, dunque, anche le ricadute che l’enciclica può avere in Italia: “In Italia, l’enciclica può ispirare il dibattito tra credenti e nel neonato partito ‘Insieme’ di Stefano Zamagni, per far sì che l’esperienza dei nonni e dei padri coinvolga anche figli e nipoti. L’orizzonte politico di Francesco rimane una bussola anche per esperienze più laiche come quella della neonata Base coordinata da Marco Bentivogli che connette persone e ‘idee buone’ al servizio di una politica basata su digitale ed ecologia, inclusiva e aperta alla mediazione, come chiede l’enciclica”.