“Gli scolari dei Paesi a reddito basso e medio-basso hanno già perso quasi quattro mesi di scuola dall’inizio della pandemia, rispetto alle sei settimane registrate nei Paesi ad alto reddito”. È quanto emerge dal rapporto “What have we learnt?”, diffuso oggi da Unesco, Unicef e Banca mondiale che raccoglie i risultati dei sondaggi sulle risposte nazionali legate al Covid-19 per quanto riguarda l’istruzione effettuati in quasi 150 Paesi tra giugno e ottobre.
Secondo i dati forniti, mentre più di due terzi dei Paesi hanno riaperto completamente o parzialmente le loro scuole, 1 su 4 non ha rispettato la data di riapertura prevista o non ha ancora fissato una data per la riapertura, la maggior parte dei quali è composta da Paesi a reddito basso e medio-basso. Inoltre, dei 79 Paesi che hanno risposto alle domande relative a questioni di finanziamento, quasi il 40% dei Paesi a reddito basso e medio-basso ha già avuto o prevede una riduzione del budget per l’istruzione del proprio Paese per l’anno fiscale in corso o per il prossimo anno fiscale.
“Secondo il rapporto – spiega Francesco Samengo, presidente di Unicef Italia – gli studenti dei Paesi a reddito basso e medio-basso sono stati quelli con minori probabilità di accedere all’apprendimento a distanza, quelli con minori probabilità di avere un monitoraggio sulla perdita dell’apprendimento, quelli con maggiori probabilità di subire ritardi nella riapertura delle scuole e quelli con maggiori probabilità di frequentare scuole con risorse inadeguate a garantire la sicurezza delle attività”.
Per Stefania Giannini, vicedirettore generale dell’Unesco per l’istruzione, “la pandemia aumenterà il deficit di fondi per l’istruzione nei paesi a basso e medio reddito. Compiendo le giuste scelte di investimento ora, invece di aspettare, questo divario potrebbe essere significativamente ridotto”.