A settembre 2020 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dello 0,1% rispetto ad agosto 2020 e dello 0,5% rispetto a settembre 2019. È quanto comunica oggi l’Istat diffondendo i dati su “Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali” riferiti al periodo luglio-settembre 2020.
“Dato il persistere di un’ampia quota di dipendenti in attesa di rinnovo – spiega l’Istat –, anche nel terzo trimestre 2020, la crescita delle retribuzioni contrattuali su base annua rimane contenuta (+0,5%), rallentando lievemente rispetto al periodo precedente”.
Con riferimento ai principali macrosettori, si legge nel report, l’aumento è stato pari allo 0,8% per i dipendenti dell’industria e allo 0,5% per quelli dei servizi privati e mentre si è verificata stabilità per i dipendenti della pubblica amministrazione e dell’agricoltura.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli dell’energia elettrica e gas (+2,8%), del credito e delle assicurazioni (+2,2%) e dell’edilizia (+1,6%). L’incremento è invece nullo per i settori agricoltura, legno, carta e stampa, commercio, farmacie private, telecomunicazioni, altri servizi privati e pubblica amministrazione.
Alla fine di settembre 2020, i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica (24 contratti) riguardano il 21,2% dei dipendenti – circa 2,6 milioni – e un monte retributivo pari al 22,2% del totale.
Nel periodo luglio-settembre 2020 sono stati recepiti tre accordi – alimentari, vetro, gomma e materie plastiche – e nessun contratto è scaduto.
“I contratti che a fine settembre 2020 sono in attesa di rinnovo – rileva l’Istat – sono 49 e coinvolgono circa 9,7 milioni di dipendenti – il 78,8% del totale – cui corrisponde un monte retributivo pari al 77,8%”.
La retribuzione oraria media, a settembre, è cresciuta dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2019 e anche l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato: dello 0,1% rispetto ad agosto 2020 e dello 0,5% rispetto a settembre 2019.