“Preoccupazione per l’esclusione degli enti del Terzo settore non commerciali dalle misure del decreto Ristori”. La esprimono oggi, congiuntamente, le Acli nazionali e l’Arci nazionale. “Il decreto – si legge in una nota delle due organizzazioni –, nonostante l’inserimento dei circoli nell’elenco ristretto delle attività economiche cui è destinato il contributo a fondo perduto ed erogato dall’Agenzia delle Entrate con una procedura semplice e veloce, prevede infatti che tale somma a fondo perduto sia riservata solamente ai circoli possessori di Partita Iva”. Per Acli e Arci “si tratta di una disparità di trattamento ingiustificata che porterà moltissimi circoli, costretti alla chiusura fino al 24 novembre dalle nuove misure anti Covid, a non essere nelle condizioni di riaprire per riprendere le loro attività già fortemente penalizzate dall’emergenza che stiamo affrontando”.
“Siamo consapevoli delle difficoltà nel parametrare il valore sociale ed economico di queste realtà – dichiarano il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini e la presidente nazionale Arci, Francesca Chiavacci – ma crediamo anche che bisogna tener conto degli sforzi che tutti i circoli hanno fatto in questi mesi per riaprire nel rispetto delle regole e dei protocolli anti Covid. Non siamo solo luoghi del tempo libero ma svogliamo un ruolo sociale”. “Per questo – concludono Rossini e Chiavacci – chiediamo con forza a tutti i parlamentari di intervenire nel corso dell’iter di conversione del decreto, per raccogliere le istanze dell’associazionismo sociale”.