“La finanza va riportata al suo ruolo sociale”. Lo ha detto mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, presentando il documento Cei “La Chiesa Cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance”.
Ricordando alcuni documenti prodotti dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Cei, nel decennio passato, il presule ha evidenziato che “la Chiesa italiana ha continuato a riflettere come coniugare etica e finanza”. E lo ha fatto anche con altri convegni. “L’enciclica Fratelli tutti illumina ancora di più l’orizzonte e si declina con la Laudato si’ con l’obiettivo di prendersi cura delle persone. In quest’ottica, si inseriscono gli investimenti finanziari”, ha osservato l’arcivescovo, che ha ribadito come “da molte parti nella Chiesa italiana arrivi l’esigenza di linee guida per la gestione di questi beni”. Quindi, la stesura di questo documento prima dello scoppio della pandemia.
L’arcivescovo ha poi evidenziato come “questo documento è frutto di un lavoro sinodale, raccoglie istanze molto sentite negli uffici della Cei, delle diocesi, negli economati”. “Fa sì che la nostra prassi sia in linea con il magistero. Non è accettabile che l’azione di un cristiano nell’amministrazione finanziaria esuli dall’insegnamento del Vangelo – ha ribadito -. Nel nostro testo c’è un’insistenza speciale sul criterio dell’etica, con una visione indispensabile che nasce dal Vangelo. Tra i criteri, l’equità, la sostenibilità, l’etica per raggiungere lo sviluppo integrale dell’uomo in vista del bene comune”.