Le parole di Papa Francesco, nel videomessaggio in occasione dell’incontro “Global compact on education. Together to look beyond”, “sono monito chiaro che invoca il compimento di un sistema scolastico che in Italia risulta essere bloccato, purtroppo da troppo tempo, in una stagnante incompiutezza tra autonomia, parità e libertà di scelta educativa”. Lo evidenziano la Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) e l’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi), in una nota a firma dei rispettivi presidenti, padre Luigi Gaetani e madre Yvonne Reungoat. Durante il lockdown, Usmi e Cism, in svariate e numerose occasioni, con lettere indirizzate al Governo e ai parlamentari hanno lanciato “il chiaro allarme che la scuola non sarebbe ripartita per tutti. Evidentemente una scuola che esclude i poveri e i disabili si impone alle nostre coscienze e interpella le nostre responsabilità”. Il tempo presente però, si legge in una nota, “ci impone una chiarezza di analisi ma anche una rapidità di avviare processi capaci di ridare vita ad un sistema ormai agonizzante. Non ci è permesso più girare intorno alle parole, pena rendere irrimediabilmente impossibile qualsiasi ‘patto educativo”. Secondo Usmi e Cism, perciò, “è questo il tempo di sottoscrivere un patto educativo globale ‘per’ e ‘con’ le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”. Ora Usmi e Cism, “grati di tutto il percorso compiuto in questo tempo di pandemia, che ha fatto cadere il muro dell’ideologia e ha chiarito quanto la scuola statale e la scuola paritaria siano reciprocamente collegate e servano entrambe per un sistema scolastico di qualità”, chiedono al Governo e al Parlamento “di portare a compimento l’unico percorso possibile e soprattutto funzionale al nostro futuro”. Infatti, “il Covid ha riportato in luce tutti i limiti del sistema scolastico italiano e ha accelerato quel processo che lo trasforma da iniquo ad un privilegio, beneficiando solo pochi ed escludendo definitivamente disabili e poveri. Privare i bambini e i giovani della scuola vuole dire defraudarli di quell’unico strumento che consentirà loro di ripagare domani il debito che ci apprestiamo a siglare”.